mercoledì 29 agosto 2007

UN MANUALE DI AUTODIFESA DAL MOBBING..LO POTETE SCARICARE GRATUITAMENTE !!



Sul Mobbing e la violenza sui posti di lavoro sono stati pubblicati molti testi. Alcuni molto banali. Questo libro "Il Lavoro Perverso" - un vero e proprio manuale di autodifesa che potete tranquillamente scaricarvi scarica il testo in pdf è il prodotto collettivo di psichiatri, psicologi, medici del lavoro, giuristi che in questi anni hanno riflettuto sull’intima relazione esistente tra la sofferenza mentale e la progressiva perversificazione del lavoro nel mondo industrializzato. Le torture piacciono, e senza sangue e volgarità eccessive chiunque si interessa alle dinamiche del potere, e all’umiliazione delle vittime. "Nelle situazioni di lavoro attuali, dice Gerardo Marotta nella sua bella prefazione, le persone tendono sempre più a confrontarsi non in termini di valori e di norma, ma di differenza e di potere". Tuttavia, non si deve immaginare che una persona venga vessata perché il suo capo è cattivo. Un lavoratore viene aggredito perché uno o più dirigenti, selezionati in base alla loro ferocia e capacità di sopravvivenza, decidono che sia indispensabile, utile o divertente perseguitare una vittima designata, in un mondo che pensa sostanzialmente che una tale situazione sia fisiologica, necessaria o inevitabile. La sofferenza prodotta spazia, contrariamente a quello che si crede, dalla melancolia al delirio, con una intensità non rivelata dal chiacchiericcio pettegolo spesso associato al dibattito sul mobbing .


ULTIME NOTIZIE SUL MOBBING (AGGIORNATE ALLE ORE 22:54 DEL 29 AGOSTO 07)
  • AGENZIA ANSA- ROMA, 29 AGO - ''In commissione Giustizia alla Camera e' gia' calendarizzata per settembre una proposta di legge per una normativa sia contro il mobbing che contro lo stalking''. Lo afferma la capogruppo dei Verdi nella medesima commissione Paola Balducci. ''Ci impegneremo - ha assicurato - affinche' possa essere impressa una ulteriore accelerazione. Colmare al piu' presto la grave lacuna normativa esistente in questo campo e' interesse di tutti''.

  • Agenzia Ansa, 29 Agosto 2007 ''Dopo la legge sulla sicurezza nei luoghi di lavoro adesso bisogna pensarne una che riguarda il mobbing'' ha dichiarato Augusto Rocchi, capogruppo Prc-Se in commissione Lavoro alla Camera. Un'ipotesi a cui non ha chiuso la porta il ministro Damiano: "E' un problema che non abbiamo ancora affrontato - ha risposto ai giornalisti che gli chiedevano se era possibile una legge . Io non escludo niente''. Non si parte dal nulla : la Commissione Giustizia della Camera esaminera' a settembre una proposta di legge sul mobbing, ha ricordato Paola Balducci (Verdi), assicurando l'impegno per un' ''accelerazione''. A invocare una legge sono anche gli addetti ai lavori: ''L' Italia e' l'unico Paese europeo che non ha una legge sul mobbing e che dunque non lo prevede come reato - ha denunciato Fabio Massimo Gallo, presidente della prima sezione lavoro del tribunale di Roma -. Eppure, c'‚ una delibera del Consiglio d'Europa del 2000 che vincola tutti i Paesi a dotarsi di una normativa antimobbing".

  • Roma, 29 ago. - (Adnkronos) - "Inutile prendersela con la Cassazione. Se si vuole considerare il mobbing come un reato, bisogna fare una legge che lo preveda". E' quanto dichiara il ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro. "Anche se personalmente -prosegue Di Pietro- preferirei piuttosto che intasare ulteriormente i tribunali italiani su questa materia, prevedere come sanzione, per coloro che esercitano il mobbing nei confronti dei propri collaboratori e dipendenti, il risarcimento dei danni a loro carico con procedure giudiziarie e civili semplificate ed esemplari". "Prevedendo -conclude Di Pietro- anche il licenziamento, per giusta causa, di quei dirigenti che non mettono i propri sottoposti in condizione di lavorare".

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Antonio Di Pietro ha perfettamente ragione. La Cassazione non ha colpe, non emette giudizi, non esprime pareri, ma semplicemente valuta le leggi esistenti ed analizza se è possibile applicarle ai casi che ivi vengono sottposti. Se in Italia non esiste alcuna legge che consiera il mobbing, non si può darene una colpa alla Cassazione, ma a chi, prendendo i soldi dei nostri tributi fiscali, non emette leggi per tutelare chi ha dato loro i voti per sedere su quel cadreghino in Parlamento.

L'Onorevole Caruso, nella sua assoluta mancanza di diplomazia, ma nella sua contemporanea onestà nell'incarico che gli è stato affidato dai suoi elettori ha fatto una affermazione forte, ma assolutamente vera. La legge Biagi ha causato tantissimi danni, fino ad arrivare all'omicidio sul posto di lavoro. Non il Dott. Biagi in se, non la legge in se, ma l'applicazione della legge come è stata fatta in un paese criminale come quello in cui viviamo.

È sintomatico come i due parlamentari che più si sono distinti positivamente (anche se il succitato On.Caruso viene spesso visto come esempio negativo, per fatti che nulla hanno a che vedere con il suo incarico parlamentare e per un carattere "contro" che lo ha sempre caratterizzato) siano quelli su cui maggiori polemiche ci furono da parte del centro-destra seguenti la presentazione delle liste dei candidati dell'opposizione. Due parlamentari che nel loro piccolo, essendo entrambi alla prima esperienza politica in assoluto, stanno riuscendo a rompere le uova nel paniere a chi detiene il potere socio/economico del paese. A forza di interrogazioni parlamentari, di affermazioni pesanti (che come dicono, spesso servono pìù per attirare l'attenzione sul problema che ad esprimere una vera opionione), questi due parlamentari vengono ogni giorno visti più come personaggi scomodi da screditare agli occhi della gente. L'affermazione dell'on.Caruso, presa nel contesto in cui è stata fatta, con tutto il contorno di premesse e deduzioni da lui espresse nella totalità del discorso, pur mantenendo la sua scioccante ruvidezza, assume dei contorni molto più reali e facili da condividere per chiunque, ma certi personaggi sono scomodi, e screditare la persona è diventato uno sport politico praticato soprattutto da quella parte del parlamento che non si è mai unita attorno a programmi, idee, progetti, ma attorno ad una persona, e come tale tutto il suo gruppo ha assunto lo stesso carattere. Non è importante quello che si fa, ma quello che si riesce a far credere che gli altri non fanno. Prendendolo alla larga anche questo, nel sua visione del totale, è una specie di mobbing ad alto livello.

Giusto ieri ho avuto occasione di ascoltare una intervista ad Harald Ege su Radio24. Citava alcuni casi di mobbing e di maleapplicazione della legge Biagi in Italia. Ha fatto il caso di tre aziende i cui amministratori sono uniti da uno stretto legame di parentela, le quali si scambiano i lavoratori ogni tre-sei mesi. È stata rilevata una costante rotazione degli stessi lavoratori tra le tre aziende. In questo modo i lavoratori accumulavano periodi di lavoro più lunghi fuori dal singolo posto di lavoro che non in forza allo stesso., non accumulando pertanto alcun diritto a ferie, maternità, permessi o altro. Ma è solo uno dei casi che sono stati elencati. il Dott. Ege parlando di chi effettua il mobbing ha parlato esplicitamente di tre casistiche fondamentali.

1. il superiore in grado che si sente oppresso da un senso di inferiorità presunta o reale nei confronti di un sottoposto. In genere questo avviene quando il "capo" comprende che nel suo gruppo è assai più importante uno dei suoi impiegati piuttosto che lui stesso. Questo avviene più facilmente in paesi come l'Italia in cui la carriera di un lavoratore segue sempre il solito percorso lineare, indipendentemente dalle capacità/predisposizione dell'individuo. In altri paesi c'è una netta distinzione delle carriere. Se una persona è un tecnico è un tecnico e non diventerà mai (a meno di casi particolari ed espressa predisposizione al ruolo) un manager. Se una persona è un contabile, non diventerà mai (sempre come sopra) il manager di una sezione "human resources" per esempio. All'estero (non ovunque ovviamente) si tende a utilizzare il lavoratore per quello che davvero sa fare e raramente egli arriva al punto di manifesta incapacità. In Italia questa sta diventando la regola. Ci sono promozioni, avanzamenti di carriera, indipendentemente dalle reali capacità del lavoratore stesso, in modo lineare, raramente il passaggi avvengono trasversalmente e quando questi avvengono sono da considerare più eccezioni che la norma. Promozione su promozione, fino a fermarsi al punto in cui si raggiuge un ruolo in cui si è incompetenti e li la propia carriera si ferma. Manifestando incapacità, il giudizio di chi deve giudicare diventa negativo e il lavoratore inizia ad essere visto male nell'azienda. Un lavoratore che evidentemente nel ruolo precedente aveva manifestato capacità e positività tali da meritarsi una promozione. Tornando al punto di partenza, potenzialmente ogni lavoratore potrebbe prendere il posto del proprio capo, appunto come abbiamo visto, indipendentemente dalla propria predisposizione per quel ruolo. Se il lavoratore è particolarmente brillante, il capo lo vede immediatamente come un pericolo per il proprio posto di lavoro, soprattutto se il capo stesso ha raggiunto il proprio "punto di manifesta incapacità". Ovviamente questo non significa che il lavoratore brillante, nel suolo del proprio incapace capo sia più o meno incapace di lui, paradossalmente potrebbe essere ancora peggio, ma in aziende come quelle italiane, in cui la gestione aziendale è fatta perlopiù da dilettanti che non hanno assolutamente idea della gestione delle risorse umane, questo non viene preso in considerazione.

2. Il secondo caso di mobbing avviene per antipatia personale verso il lavoratore. Indipendentemente dalle sue capacità, o dal pericolo che esso potrebbe rappresentare per il proprio ruolo. Questo tipo di mobbing non ha alcuna giustificazione, come non lo ha quello del punto uno anche se quello precedente è umanamente più comprensibile. Si prende di mira una persona, talvolta per futili motivi e si coalizza il gruppo contro di esso. Questo tipo di mobbing è molto simile ai fenomeni di bullismo delle cui notizie nei telegiornali siamo stati recentemente spettatori. Alle volte succede che un gruppo di "superiori" si coalizzi tutti assieme contro il singolo lavoratori, per motivi inesistenti. Si fa gruppo e ci si sente bene quando la persona inizia a soffrire, ci si coalizza e ci si diverte a opprimere il singolo.

3. Strategia aziendale. Questo è il tipo di mobbing più presente negli ultimi anni nelle aziende. La protezione che i lavoratori ricevono (oppure dovrebbero ricevere) dai sindacati e dalle leggi di protezione del posto di lavoro, rendono assai scomodo un licenziamento diretto del lavoratore in esubero. Inoltre un licenziamento è sempre una cattiva pubblicità per l'azienda che lo opera; si procede a mobbizzare il dipendente, per indurlo a dare "spontaneamente" le dimissioni. In tal caso si evitano tutti le eventuali ritorsioni legali e sindacali che nascerebbero da un allontanamento palese del lavoratore attuato dalla sua azienda. Paradossale è il fatto che tutto questo è legato ad un (eccessivo) protezionismo del posto di lavoro da parte di Sindacati e leggi che ci tutelano.

Anche se a molti potrebbe sembrare il contrario, che appunto non ci sono sufficienti leggi che tutelano il posto di lavoro e che spesso i sindacati siano collusi con il management delle aziende in cui operano, da un certo punto di vista si potrebbe anche vedere come eccessiva questa protezione, al punto che l'azienda stessa preferisce usare il metodo "gutta cavat lapidem". Piano piano scavare fino a quando il lavoratore esasperato lascia il suo posto di lavoro. Le direttive vengono date a voce per non lasciare testimonianze a più persone, eventualmente su più livelli, una base più larga possibile, per non far trovare alleati al dipendente. Nessun atto sarà veramente grave, nessuno classificabile come mobbing in se, se non in un raggruppamento di episodi. Ma il lavoratore non vede alcun punto di sfogo. Ogni sua attività in azienda rappresenterà un pericolo di trovare nuovi problemi, spesso questo tipo di mobbing è accompagnato da un ostruzionismo burocratico da parte dello stesso ufficio personale che al suo interno ha istruito personale appositamente per studiare cavilli spesso assurdi e al limite del ridicolo per deprimere il lavoratore. Alle volte è difficile per l'azienda studiare i casi in cui poter colpire il singolo lavoratore senza sfiorare altri, altre volte le aziende si studiano cavilli burocratici per deprimere il lavoratore, applicandoli poi solo in certi casi, dimenticandosi palesemente di altri colleghi con situazioni teoricamente simili ma non presente nella lista degli indesiderabili. Soprattutto la parte di mobbing effettuata dagli uffici personali è quella che mette il lavoratore a più dura prova perchè si rende conto che anche cambiando ruolo in azienda, anche cambiando in ufficio anche se i superiori dovessero cambiare, forse perchè denunciati, la situazione con l'ufficio di gestione del personale non può cambiare. Più che in altri casi si applica la definizione "gutta cavat lapidem" in quanto non sono mai azioni palesemente contrarie al lavoratore, mai fatti facilmente visibili. Spesso si tratta di piccole azioni diffuse. Uno dei casi più comuni si riflette in errori nelle buste paga, piccoli errori, con conseguenti correzioni nei mesi successivi, oppure computazioni di ferie, permessi che non trovano soluzione quando i totali del lavoratore e dell'ufficio personale iniziano a differire. Ci sono strategie messe in atto per disorientare il lavoratore stesso e indurlo a pensare ad errori propri, in genere la riformulazione e giustificazione dei conti non avviene mai per totali, ma per parziali mensili, giustificando eventuali incongruenze con il presunto inserimento del singolo evento nel computo passato o in quello futuro.

Si procede per gradi mettendo il lavoratore di fronte alle difficoltà di comunicare con lo stesso ufficio personale, esternalizzandolo o attuando la rotazione degli addetti che di volta in volta risponderanno al lavoratore, in modo da far perdere le tracce di quanto detto in passato o non far assumere la responsabilità di quanto detto da altri colleghi, e per indurre il lavoratore e ripetere più volte tutto il suo problema a persone sempre diverse. Spesso questo tipo di strategie avviene a lungo termine, iniziando soprattutto con un distacco dell'ufficio personale o meglio, dei suoi addetti dal resto dell'azienda.

Come ha detto Harald Ege, se i vostri colleghi dell'ufficio personale non vengono mai a bere il caffè alle macchinette con voi, iniziate a preoccuparvi seriamente. In nessuna azienda, a prescindere dalle difficoltà logistiche dovute a locazioni in edifici/città differenti, i reparti rimangono chiusi su se stessi, c'è sempre un fitto ramo di amicizie (se tali le si possono chiamare quelle che in genere vengono a formarsi sul posto di lavoro) che collega le varie strutture. Se nel mondo è valida l'ipotesi dei sei gradi di separazione in una azienda, per grande che sia, non si dovrebbe mai superare i tre passaggi, considerando soprattutto non conoscenze generiche ma quelle che spesso possono essere viste come amicizie con la a minuscola.

Per chi non lo sapesse, si teorizza che tra due persone prese a caso tra tutti gli esseri umani presenti sul nostro pianeta è possibile collegarle con un massimo di sei "conoscenze" tra l'una e l'altra. Tipo, io conosco una persona (1), che ha lavorato con una altra persona (2) che è parente di una terza persona (3) che è amica di una altra persona (4) che ha conosciuto occasionalmente una altra persona (5) che è amico di una altra persona (6). L'ultimo amico e me siamo legati da sei gradi di separazione. Nessuno ha mai potuto dimostrare che questa teoria sia solo valida o è solo una statistica, ma è appurabile che in moltissimi casi, con passaggi che possono sembrare strani, la maggiorparte delle persone è riuscita ad arrivare a collegare tutte le persone famose che gli venivano in mente, da Elvis Presley a Bill Clinton, dalla Regina Elisabetta a Nelson Mandela.

Appunto, si dice che in una azienda, escludendo i gradi di conoscenza occasionale, tutti i lavoratori sono collegati da tre gradi di pseudo-amicizia. Quando questo non avviene, soprattutto quando quello escluso è l'ufficio personale, i lavoratori dell'azienda hanno motivi sufficienti per preoccuparsi per eventutali comportamenti anomali da parte dell'azienda.

Harald Ege suggerisce di non farsi mettere nell'angolo dagli uffici di "risorse umane", ma iniziare a controbattere, sempre per iscritto (mai lasciare nulla a voce) punto per punto, fino all'esasperarazione del vostro colloquiante, e non dimenticando mai di mettere mettere in copia conoscenza qualche superiore, ben venga se è addirittura uno di quelli che sta facendo mobbing su di voi, ma senza mai accusare nessuno, nessuna istituzione, nessun ruolo ne tantomeno nessuna persona, ne in modo diretto, ne in modo indiretto. Ovviamente è buona norma farsi la copia delle singole email, non le stampe, ma le copie, lasciando in essa tutti i riferimenti non visibili ma che solo un tecnico può analizzare, perchè in ogni email ci sono, on visibili, le tracce dei computer sui quali è stata scritta, delle email a cui si sta rispondendo e dei passaggi sui vari servers. Fatevi aiutare a capire come fare, per non cancellare questi riferimenti invisibili ed invalidare le prove di quanto da voi asserito e dalle assurdità che vi vengono risposte. Cercate di avere sempre l'ultima parola, o meglio, l'ultima domanda. Arrivate al punto in cui è chi vi sta rispondendo a deficitare di risposte palesi. Anche se il tutto dovesse prolungarsi per mesi; non siate emotivi quando scrivete, siate schematici sintetici e dettagliati (sembra una contraddizione, ma non lo è), non inserite mai riferimenti a colleghi, non buttate nel calderone cose nuove ad ogni punto, non fate ipotesi, deduzioni o altro. Fate come i bimbi quando attraversano la fase del 1001 perchè. Chiedete perchè su tutto, su ogni punto che non vi è chiaro, e se un punto successivo vi rimette dubbi su uno già esplicato, non esitate a tornare indietro. Procedete su linee rette, senza mai deviare, piuttosto aprite più linee parallele e non fatele incrociare, ma che esse non siano numericamente eccessive, piuttosto tenetevi in pausa altre linee e rilasciatele quando una di quelle precedenti si esaurisce.

Spero di sentire nei prossimi giorni o settimane da parte dei colleghi dell'IT, che il traffico di posta diretto verso gli indirizzi email dell'ufficio personale sia aumentato in modo considerevole e che spesso la loro casella è intasata dai troppi messaggi. Sappiamo tutti che ci sono problemi sulle buste paga. Sogno che ogni 27 pomeriggio di ogni mese, l'ufficio personale riceva una tale quantità di messaggi da andare letteralmente in crisi. Sogno che ogni lavoratore inizia a controbattere ogni punto che lascia dubbi. Non sono i Sindacati i primi a dover rispondere alle nostre domande, è l'ufficio personale, chi ci sta dando la busta. A noi non deve interessare che le buste vengono fatte da una società esterna. È l'ufficio personale che commissiona a qualcun altro, non noi lavoratori. Il nostro riferimento principale devono essere unicamente gli indirizzi dell'ufficio personale. Sempre, e comunque. È per l'azienda che lavorate, è l'azienda che vi da lo stipendio, non la ditta esterna. Smettiamola di delegare ad altri le risposte che dobbiamo ricevere, per far filtri, per rendere più difficili le comunicazioni.

E ricordate che l'azienda ha sempre detto "siamo tutti la stessa famiglia, siamo tutti uguali", deve valere sia in un senso che nell'altro. Quando dovesse ricapitare che una manager dell'ufficio personale dovesse rispondere ad un dipendente che necessitava delucidazioni sulla differenza di trattamento rispetto ad altri colleghi sullo stesso ruolo con una frase del tipo "ma tu vieni da Deutsche Post, per voi è sempre stato così" il fatto che non si trova le gomme della macchina tagliate è perchè noi siamo persone serie e non vendicative e perchè ci sappiamo limitare nelle azioni e pensieri negativi. Ma che ogni pazienza ha un limite e quando il il vaso è troppo pieno per contenere ulteriore acqua, non si sa mai da che parte del pavimento inizia a tracimare, soprattutto non si sa con quali effetti.

Anonimo ha detto...

Basterebbe che fosse semplicemente un'azienda e non "una grande famiglia" : all'interno delle famiglie si perpetrano i crimini più immondi! Noi stiamo assistendo ad una vera persecuzione etnica da parte dei DZ che con tanta arroganza e poca professionalità tentano di sopprimere quanto c'è di buono in azienda. Poi ci sono i TNT che corrono un pò smarriti dietro al dir. gen. ma - ricordiamolo - vengono dall'azienda n.2 sul mercato. Buon lavoro avete fatto signori direttori! E i 7 valori?

Anonimo ha detto...

Sette valori? Intendi quei poster che ancora rimangono appesi sconsolati, strappati, pasticciati, coperti, utilizzati per altri scopi negli uffici di qualche manager?
Intendi quelle riunioni che ci hanno fatto perdere tempo prezioso di lavoro? Oppure alla fin fine non si trattava altro che distribuire per l'ennesima volta qualche penna colorata con serigrafia dedicata?

Anonimo ha detto...

ben detto

Anonimo ha detto...

E' stata una delle tante buffonate alle quali ho assistito...i 7 valori....ma quali valori ???