Dove finisce l’uso e dove comincia l’abuso del telefono aziendale? Si può usare il telefono per motivi personali e, se lo si può usare, con quale frequenza? E dall’altro versante quali sono i limiti del controllo sull'uso del telefono aziendale? Costituisce condotta illegittima l'utilizzo di apposite apparecchiature di controllo a distanza finalizzate a verificare se il lavoratore abusi del telefono aziendale? Una serie di interrogativi ai quali spesso non si sa dare una risposta certa.Si registra, da tempo, una tendenza giurisprudenziale tesa ad ampliare il potere del datore di lavoro di licenziare il dipendente che abusi del telefono aziendale. Ovviamente, la legittimità del provvedimento espulsivo adottato dovrà essere valutata caso per caso, avendo a mente: “la frequenza delle telefonate effettuate dal lavoratore “e il limite oltre il quale il datore di lavoro potrà ravvisare nel comportamento del dipendente gli estremi di un inadempimento tale da giustificare un recesso per giustificato motivo soggettivo.
Non può, peraltro, revocarsi in dubbio che l'indagine svolta dall'imprenditore e diretta ad accertare la condotta del dipendente ravvisi, di fatto, un'attività di controllo sui lavoratori, soggetta, ove esercitata attraverso l'uso di impianti di videosorveglianza, ai divieti cristallizzati nello Statuto dei lavoratori e nella legislazione in materia di privacy. Com'è noto, infatti, “l'uso di impianti audiovisivi e di altre apparecchiature per finalità di controllo a distanza dell'attività dei lavoratori” è espressamente vietato dal comma 1 dell'articolo 4 dello Statuto dei lavoratori, salvo che tale utilizzo non sia richiesto “da esigenze organizzative e produttive, ovvero dalla sicurezza del lavoro”. In questo caso, gli impianti e le apparecchiature di controllo potranno essere installati soltanto previo accordo con le rappresentanze sindacali aziendali oppure, in mancanza di queste, con la commissione interna.
La nozione di “altre apparecchiature” è stata ritenuta una categoria aperta all'interpretazione giurisprudenziale, nella quale sono annoverati tutti quegli strumenti idonei, anche solo in potenza, ad esercitare un controllo sui lavoratori, compresi gli strumenti di controllo dell'uso del telefono aziendale da parte dei dipendenti.
La tendenza La giurisprudenza formatasi negli anni '80 ha ravvisato nel controllo datoriale sulle telefonate dei lavoratori una fattispecie integrante gli estremi della violazione dell'articolo 4 dello Statuto dei lavoratori, e non anche dell'articolo 8 della stessa legge che vieta le indagini sulle opinioni, con ciò determinando un superamento del precedente (e primo) orientamento giurisprudenziale che soleva ravvisare nell'uso aziendale del centralino elettronico una violazione di entrambe le citate norme. Ancorché in maniera non del tutto univoca, è stato ritenuto dai giudici della pretura di Milano che “Integra la violazione dell'articolo 4 dello Statuto dei lavoratori l'installazione di un centralino telefonico automatico in grado di registrare e riprodurre su tabulati la data, il tempo, il destinatario ed il numero chiamante per ogni singola telefonata”. Addirittura ”l'installazione dei centralini telefonici elettronici che consentono la registrazione automatica del numero interno chiamante, del numero esterno chiamato, del giorno, dell'ora, del minuto di ogni singola telefonata, nonché del numero di scatti addebitati, e rendono possibile l'inclusione nella conversazione da parte di altri soggetti a ciò espressamente abilitati, integra la violazione del comma 2 dell'articolo 4 dello Statuto dei lavoratori, salvo che tali apparecchiature vengano attivate ed usate in presenza di un preventivo accordo con la rappresentanza sindacale. O al limite, in difetto, di un provvedimento dell'Ispettorato del lavoro che determini le modalità di uso dell'impianto (nella specie: gli imputati sono stati ammessi all'oblazione ex art. 162 bis c.p. per aver fornito la prova dell'avvenuta disinstallazione da tali centralini delle funzioni di memorizzazione dei dati personali e di inclusione)”. Secondo un diverso orientamento, invece, “L'uso di un elaboratore con funzioni di centralino telefonico è in contrasto con il divieto di cui all'articolo 4 dello Statuto dei lavoratori quando è in tal modo possibile rilevare analiticamente i dati relativi ad ogni singola telefonata effettuata dai dipendenti e quando è possibile per alcuni utenti inserirsi nelle telefonate di altri mediante la cosiddetta intrusione”.
Ma la giurisprudenza successiva ha fatto un passo ulteriore, consentendo al datore di lavoro di utilizzare strumenti di controllo al fine di accertare possibili condotte illecite poste in essere dai medesimi a danno dell'azienda. Sotto questo profilo, la suprema Corte ha, di recente, stabilito che “Ai fini dell'operatività del divieto di utilizzo di apparecchiature per il controllo a distanza dell'attività dei lavoratori previsto dall'articolo 4 è necessario che il controllo riguardi (direttamente o indirettamente) l'attività lavorativa, mentre devono ritenersi certamente fuori dell'ambito di applicazione della norma i controlli diretti ad accertare condotte illecite del lavoratore (cosiddetti controlli difensivi), quali, ad esempio, i sistemi di controllo dell'accesso ad aree riservate, o, appunto, gli apparecchi di rilevazione di telefonate ingiustificate”.
“L'abuso del telefono aziendale può costituire giustificato motivo soggettivo di licenziamento indipendentemente dall'entità del danno creato al datore di lavoro”(Cassazione, aprile 2002). Il principio enunciato dalla pronuncia in commento non costituisce, però, un elemento di novità; sul punto, infatti, la giurisprudenza sia di merito che di legittimità ha già avuto occasione di pronunciarsi (sia pure incidentalmente e con riferimento all'ipotesi di licenziamento). A tal proposito, senza nemmeno soffermarsi sull'articolo 4 dello Statuto dei lavoratori, la suprema corte di Cassazione, infatti, ha ritenuto legittimo il licenziamento irrogato ad un dipendente il cui abuso del telefono aziendale sia stato accertato tramite i tabulati Telecom.
La giurisprudenza di merito ha, di recente però, ritenuto “illegittimo il licenziamento disciplinare intimato allorché la contestazione tardivamente formulata abbia determinato un effetto di cumulo di singole infrazioni che, ove contestate separatamente e tempestivamente, non sarebbero state tali da integrare gli estremi della giusta causa (ad esempio il caso che la società aveva contestato cumulativamente, a oltre un anno dall'inizio della condotta illecita, l'uso privato del telefono aziendale)”. Ciò conferma una precedente sentenza con cui la Corte di Cassazione, confermando una sentenza del Tribunale di Torino, ha dichiarato legittimo il licenziamento per giustificato motivo soggettivo irrogato ad un dipendente “reo” di aver effettuato dal telefono del datore numerose telefonate private).
Come precisato precedentemente poi, oltre ai divieti posti dall'articolo 4 e/o dall'articolo 8 della legge n. 300/70, l'esercizio del potere di controllo sui lavoratori trova un altro importante limite nella legislazione in materia di privacy. Vediamo in che modo ed a che titolo. Anche se si sottolinea che il datore di lavoro, al pari di ogni altro utente, ha diritto a controllare i dati relativi al traffico telefonico delle proprie utenze (e fra di esse anche quelle utilizzate dai dipendenti), tuttavia non può agire indiscriminatamente ed a proprio piacimento. Anzi, è stato ritenuto infatti che "il datore di lavoro se, dunque, può accedere ai dati relativi alle telefonate dei dipendenti senza chiedere il loro consenso (perché l'accesso gli è consentito dal dal decreto legge numero 171/1998), deve tuttavia sottostare alla norma della legge numero 675/1996 che gli impone di informare il lavoratore della raccolta di dati sul suo conto e, conseguentemente, pure sulle sue telefonate". In poche parole il datore di lavoro ha la facoltà di poter controllare ed intervenire, ma deve preventivamente informare il lavoratore di quello che intende fare.
Non può, peraltro, revocarsi in dubbio che l'indagine svolta dall'imprenditore e diretta ad accertare la condotta del dipendente ravvisi, di fatto, un'attività di controllo sui lavoratori, soggetta, ove esercitata attraverso l'uso di impianti di videosorveglianza, ai divieti cristallizzati nello Statuto dei lavoratori e nella legislazione in materia di privacy. Com'è noto, infatti, “l'uso di impianti audiovisivi e di altre apparecchiature per finalità di controllo a distanza dell'attività dei lavoratori” è espressamente vietato dal comma 1 dell'articolo 4 dello Statuto dei lavoratori, salvo che tale utilizzo non sia richiesto “da esigenze organizzative e produttive, ovvero dalla sicurezza del lavoro”. In questo caso, gli impianti e le apparecchiature di controllo potranno essere installati soltanto previo accordo con le rappresentanze sindacali aziendali oppure, in mancanza di queste, con la commissione interna.
La nozione di “altre apparecchiature” è stata ritenuta una categoria aperta all'interpretazione giurisprudenziale, nella quale sono annoverati tutti quegli strumenti idonei, anche solo in potenza, ad esercitare un controllo sui lavoratori, compresi gli strumenti di controllo dell'uso del telefono aziendale da parte dei dipendenti.
La tendenza La giurisprudenza formatasi negli anni '80 ha ravvisato nel controllo datoriale sulle telefonate dei lavoratori una fattispecie integrante gli estremi della violazione dell'articolo 4 dello Statuto dei lavoratori, e non anche dell'articolo 8 della stessa legge che vieta le indagini sulle opinioni, con ciò determinando un superamento del precedente (e primo) orientamento giurisprudenziale che soleva ravvisare nell'uso aziendale del centralino elettronico una violazione di entrambe le citate norme. Ancorché in maniera non del tutto univoca, è stato ritenuto dai giudici della pretura di Milano che “Integra la violazione dell'articolo 4 dello Statuto dei lavoratori l'installazione di un centralino telefonico automatico in grado di registrare e riprodurre su tabulati la data, il tempo, il destinatario ed il numero chiamante per ogni singola telefonata”. Addirittura ”l'installazione dei centralini telefonici elettronici che consentono la registrazione automatica del numero interno chiamante, del numero esterno chiamato, del giorno, dell'ora, del minuto di ogni singola telefonata, nonché del numero di scatti addebitati, e rendono possibile l'inclusione nella conversazione da parte di altri soggetti a ciò espressamente abilitati, integra la violazione del comma 2 dell'articolo 4 dello Statuto dei lavoratori, salvo che tali apparecchiature vengano attivate ed usate in presenza di un preventivo accordo con la rappresentanza sindacale. O al limite, in difetto, di un provvedimento dell'Ispettorato del lavoro che determini le modalità di uso dell'impianto (nella specie: gli imputati sono stati ammessi all'oblazione ex art. 162 bis c.p. per aver fornito la prova dell'avvenuta disinstallazione da tali centralini delle funzioni di memorizzazione dei dati personali e di inclusione)”. Secondo un diverso orientamento, invece, “L'uso di un elaboratore con funzioni di centralino telefonico è in contrasto con il divieto di cui all'articolo 4 dello Statuto dei lavoratori quando è in tal modo possibile rilevare analiticamente i dati relativi ad ogni singola telefonata effettuata dai dipendenti e quando è possibile per alcuni utenti inserirsi nelle telefonate di altri mediante la cosiddetta intrusione”.
Ma la giurisprudenza successiva ha fatto un passo ulteriore, consentendo al datore di lavoro di utilizzare strumenti di controllo al fine di accertare possibili condotte illecite poste in essere dai medesimi a danno dell'azienda. Sotto questo profilo, la suprema Corte ha, di recente, stabilito che “Ai fini dell'operatività del divieto di utilizzo di apparecchiature per il controllo a distanza dell'attività dei lavoratori previsto dall'articolo 4 è necessario che il controllo riguardi (direttamente o indirettamente) l'attività lavorativa, mentre devono ritenersi certamente fuori dell'ambito di applicazione della norma i controlli diretti ad accertare condotte illecite del lavoratore (cosiddetti controlli difensivi), quali, ad esempio, i sistemi di controllo dell'accesso ad aree riservate, o, appunto, gli apparecchi di rilevazione di telefonate ingiustificate”.
“L'abuso del telefono aziendale può costituire giustificato motivo soggettivo di licenziamento indipendentemente dall'entità del danno creato al datore di lavoro”(Cassazione, aprile 2002). Il principio enunciato dalla pronuncia in commento non costituisce, però, un elemento di novità; sul punto, infatti, la giurisprudenza sia di merito che di legittimità ha già avuto occasione di pronunciarsi (sia pure incidentalmente e con riferimento all'ipotesi di licenziamento). A tal proposito, senza nemmeno soffermarsi sull'articolo 4 dello Statuto dei lavoratori, la suprema corte di Cassazione, infatti, ha ritenuto legittimo il licenziamento irrogato ad un dipendente il cui abuso del telefono aziendale sia stato accertato tramite i tabulati Telecom.
La giurisprudenza di merito ha, di recente però, ritenuto “illegittimo il licenziamento disciplinare intimato allorché la contestazione tardivamente formulata abbia determinato un effetto di cumulo di singole infrazioni che, ove contestate separatamente e tempestivamente, non sarebbero state tali da integrare gli estremi della giusta causa (ad esempio il caso che la società aveva contestato cumulativamente, a oltre un anno dall'inizio della condotta illecita, l'uso privato del telefono aziendale)”. Ciò conferma una precedente sentenza con cui la Corte di Cassazione, confermando una sentenza del Tribunale di Torino, ha dichiarato legittimo il licenziamento per giustificato motivo soggettivo irrogato ad un dipendente “reo” di aver effettuato dal telefono del datore numerose telefonate private).
Come precisato precedentemente poi, oltre ai divieti posti dall'articolo 4 e/o dall'articolo 8 della legge n. 300/70, l'esercizio del potere di controllo sui lavoratori trova un altro importante limite nella legislazione in materia di privacy. Vediamo in che modo ed a che titolo. Anche se si sottolinea che il datore di lavoro, al pari di ogni altro utente, ha diritto a controllare i dati relativi al traffico telefonico delle proprie utenze (e fra di esse anche quelle utilizzate dai dipendenti), tuttavia non può agire indiscriminatamente ed a proprio piacimento. Anzi, è stato ritenuto infatti che "il datore di lavoro se, dunque, può accedere ai dati relativi alle telefonate dei dipendenti senza chiedere il loro consenso (perché l'accesso gli è consentito dal dal decreto legge numero 171/1998), deve tuttavia sottostare alla norma della legge numero 675/1996 che gli impone di informare il lavoratore della raccolta di dati sul suo conto e, conseguentemente, pure sulle sue telefonate". In poche parole il datore di lavoro ha la facoltà di poter controllare ed intervenire, ma deve preventivamente informare il lavoratore di quello che intende fare.
38 commenti:
Ringrazio la redazione per le informazioni che ci sta fornendo , l'articolo e' molto interessante.
Mi rivolgo a tutti colleghi possessori delle 2700 sim aziendali:
siamo stati licenziati perche' e' decaduto il rapporto di fiducia con l'azienda, visto il "furto di pochi euro"
Questo l'ufficio del personale lo puo' raccontare a tutti quei lavoratori che non hanno mai avuto la sfortuna di gestire un cellulare aziendale ( con le reperibilita' in ogni momento della giornata e con il quasi obbligo di tenerlo acceso in ferie.
Parlo a voi possessori di Sim aziendali da tanto tempo.
Voi anime bianche e candite , mai un errore mai una telefonata senza il 9 vero?
Le sento le vostre voci , "si mi sara' capitato , ma solo quando ero in trasferta per chiamare la famiglia" e un altro " a me e' capitato di non ricordarmi il 9 quando ero in vacanza a Cuba , mi e' arrivata la contestazione telefonica, pero' sono stato aiutato dal mio capo che ha detto all'ufficio del personale che era a conoscenza del fatto e cosi' sono stato salvato"
Un altro dice "ma si tutti le abbiamo fatte le telefonate senza 9 ma noi siamo gente tosta che lavora molto , non abbiamo mai avuto nessun precedente con l'azienda e quindi GIUSTAMENTE ci hanno salvato.
Poi c'e' anche chi dice "boh non lo so nemmeno io come sono stato salvato io il 9 non lo faccio quasi mai .
Ecco parlo a voi , che vi siete scandalizzati e che avete lasciato che passasse all'interno dell'azienda l'idea che questi licenziamenti fossero giusti.
GIUSTO e' un provvedimento disciplinare che l'azienda non distribuisce a Suo piacimento, a seconda dei casi e dei nomi.
Giusto e'un valore assoluto.
Parlo a voi che insieme a me avete
Il licenziamento è fatto ad hoc; ci sono figli e figliasri....
Il licenziamento è fatto ad hoc; ci sono figli e figliasri....
Da quando mi vennero addebitate qualche centinaia di euro sullo stipendio senza essere interpellato prima, ho avvisato l'azienda con una email in conoscenza ai miei superiori di allora (a cui ho fatto seguire una raccomandata) che non avrei mai più fatto una chiamata con il telefono aziendale, neanche in caso di gravissimi ed urgentissimi problemi, sino a quando non mi verrà restituita sino all'ultimo euro.
Da quel momento ho iniziato ad usare esclusivamente, anche per motivi aziendali il mio personale. In tre anni ho speso (personali ed aziendali) meno di sei euro. MOLTO strano quindi che in meno di un anno di sim aziendale ho accumulato più di qualche centinaio di euro di traffico L'aziendale lo uso solo ora per ricevere le chiamate dall'azienda.
La dual mi è stata disattivata dietro mia precisa richiesta, contestualmente al cambio di classe della SIM che ora mi permette le sole chiamate ad altri cellulari aziendali (che come detto non faccio con il telefono aziendale).
La cosa assurda è che al momento a perderci è l'azienda, visto che paga 25 euro al bimestre per il contratto della mia sim. Mi togliessero il cellulare aziendale e mi dessero 10 euro all'anno per le eventuali chiamate aziendali, io ci guadagnerei pure sopra.
Ma se queste sono le scelte dell'azienda, contenti loro...
Quando sono in ferie, il cellulare aziendale rimane spento. Visto che in ferie sono sempre all'estero, mi pare assurdo spendere per ricevere chiamate. Ho una sim estera. Se l'azienda ha bisogno mi chiama sul quel numero, che tra parentesi è una autoricaricabile...
Contenti loro... contenti tutti.
Non abbiamo piu' saputo gli sviluppi sulla vicenda del collega Gennaro , licenziato a Napoli.
Ci sono aggiornamenti?
C'e' qualche lettore del blog che sa dirci in linea di massima quante sono le persone che nel 2006 sono uscite dall'azienda , per un licenziamento o per altri motivi( ovviamente non scelte personali)?
Sarebbe interessante tenere il conto del numero del personale fuoriuscito dalla DHL e dalle altre aziende del gruppo, dall'inizio dell' integrazione ad oggi .
A Roma ho visto mandare via 5 colleghi ( tutti nel 2006 ).
3 con la storia del cellulare, uno si è dimesso perchè è stato trasferito fuori dal Lazio ( lo hanno trasferito per farlo dimettere ), l'altro accusato di furto ( sembra che ha vinto la causa ma non è voluto rientrare).
Erano 4 secondo livello e 1 primo livello.
5 in una sola citta' e' un bel numero, se si pensa che e' un dato aprossimativo e che forse potrebbero essere almeno 7 il numero dei fuoriusciti in un anno.
Se teniamo conto anche del 2003 ( anno in cui inizio'l'integrazione )del 2004 e del 2005, sicuramente arriveremo ad ud un numero che superera' le 10 unita'.
A Milano immagino che la situazione e'ancora piu' critica.
Se poi teniamo conto anche di tutte le altre citta' il dato finale potrebbe essere interessante.......
Io utilizzo onestamente il cellulare aziendale da 4 anni e nessuno mi ha mai contestato nulla.
A milano ti assicuro che sono molti più di 10.
Poi ne so uno per certo a Catania, ed una voce di corridioio di uno Napoli.
Ma tutti questi reintegri sbandierati dove sono? Sono forse fandonie? Credo di sì. Ciao
Brava Crisalide,
purtroppo pero' tu rappresenti una minoranza.
Gauloise , parla con i sindacati della tua citta' e chiedi se ci sono dei lavoratori che hanno vinto cause contro la DHL , cosi' forse ti convincerai.
Aver vinto la causa pero', non e' detto che comporti il reintegro immediato del lavoratore , l'azienda infatti puo' rallentare di molto lo svolgimento di questo processo.
Reintegrare i lavorari non e' cosa facile ne' per il lavore ne' per l'azienda.
I sindacati parlano sempre di lavoratori reintegrati NELLE ALTRE città. Mai nella nostra.
Io conosco (conoscevo lavorativamente) lavoratori licenziati che hanno fatto causa. E non ho mai più saputo nulla di loro. Non so se le cause sono finte, se sono andate a buon fine. Non si sa mai nulla. Quando chiedi ai sindacati di nomi noti, ti dicono sempre, non lo conosco, devo andare a chiedere.
Prima di parlare io mi sono informata,e vi assicuro che i reintegri non esistono,ma sembra che a qualcuno serve far credere che ci siano stati.
Le cause hanno tempi molto lunghi, passano anche 9 o 10 mesi per arrivare davanti al giudice ( prima udienza ) poi altri 9 o 10 mesi per tornare davanti al giudice( seconda udienza ) idem per conoscere la sentenza del giudice . Per chi vince la causa non è ancora finita, perché chi perde può andare in appello, questo significa che si ricomincia tutto l'iter giuridico. Questo è il motivo per il quale non si vedono lavoratori reintegrati, in questo particolare momento anche se DHL ha perso le cause può decidere di non reintegrare il lavoratore, l'avvocato del dipendente può chiedere l'ingiunzione di pagamento, questo significa che DHL è obbligata a pagare lo stipendio al lavoratore fino alla fine dell'udienza d’appello.
ATTENZIONE PERO'....QUESTI STIPENDI NON DEVONO ESSERE ASSOLUTAMENTE TOCCATI DAL LAVORATORE ( CONSIGLIO DI DEPOSITARE I SOLDI IN BANCA E VINCOLARLI ) PERCHE' NELL'EVENTUALITA' LA DHL VINCESSE LA CAUSA D’APPELLO, IL LAVORATORE DOVRA’ RESTITUIRE TUTTO CON GLI INTERESSI )
Assurdo vero????....questa è la legge.
Ovviamente dopo l'appello di cui vi ho parlato sopra c'è la CASSAZIONE, alla quale spetta l’ultima parola.
Sta accadendo questo ai lavoratori licenziati……bisogna attendere.
Ciao a tutti .
Grazie per le informazioni anonimo del 16 aprile ore 9.28, veramente molto interessanti.
Non conoscevo tutto l'iter , ora capisco perche' ancora non si vedono i reintegri , malgrado le vittorie CERTE di alcuni lavoratori.
Le informazioni dell'anonimo del 16 aprile delle 9:28 non sono esatte. La sentenza del giudice è immediatamente esecutiva. Il lavoratore reintegrato può chiedere l'intervento della forza pubblica. Non solo. Utilizzando la procedura prevista dall'articolo 700 del codice civile le udienze vengono fissate nel giro di poche settimane ed i provvedimenti sono immediatamente esecutivi....
E' vero quello che dice l'anonimo del 16 aprile delle 17:35. Fonti sicure mi dicono che è stata fissata l'udienza in tribunale per il compagno Gennaro Piccolo!!
Lavoratore del 16 aprile delle 17.35, cosa significa chiedere l'intervento della forza pubblica?
Significa che se non ti permettono di entrare in ufficio e di timbrare il cartellino, puoi chiamare i carabinieri (o chi per esso) per costringere chi di dovere a darti la possibilità di avvalerti del tuo diritto al lavoro.
Sono l'anonimo del 16 aprile delle 9:28, è verissimo si può ricorrere ai carabinieri.....scusate avevo dimenticato questo importante particolare.
Ciao
Per Gennaro Piccolo è stata richiesta la procedura d'urgenza, questo è il motivo dei tempi brevi.
Vorrei vedere arrivare i carabinieri.....
Cari compagni,
lo sapete che Gennaro Piccolo sarà difeso da un avvocato privato? Scusate, una domanda piccola, piccola...Ma la Filt Cgil ed il coordinamento dei delegati riuniti a Firenze non si erano impegnati ad attivare iniziative per difendere il compagno Piccolo? Una sola risposta:buffoni e paraculi!!!!
Ed invece è proprio così, il lavoratore con la sentenza di reintegro non può imporre alla azienda di reintegrarlo.Può precettarla, cioè può obbligarla a corrispondergli lo stipendio ma , a quanto pare, la Legge italiana non può obbligare l'azienda al reintegro, neanche con iCarabinieri. Sembra impossibile ma è così. inoltre lo stipendio va accantonato in quanto, in caso di vittoria d'appello per l'azienda, va tutto restituito. Le sentenze d'illegittimità dei licenziamenti sono vere, ma la situazione al momento è in stallo per i motivi sopracitati. Si attendono sviluppi. Mi associo al commento di cui sopra riguardo allo "sforzo" sindacale.....buffoni e paraculi!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Un grande in bocca al lupo al collega Gennaro!
Nelle mie preghiere mi ricordero' di te.
E' vero sono dei grandi buffoni e paraculi....conosco un sindacalista di Roma che passa le giornate a non fare un c..zo, è amico dei capi e quindi ....si scambiano i favori.....usufruisce dei distacchi per gli affaracci suoi, non si è mai preoccupato dei lavoratori......che schifo, lo prenderei a calci nel culo .....ma
sporcherei il mio piede nel toccarlo.
anche io so che voci di corridoio,dicono che a Napoli c'e uno cha ha usato la sim aziendale senza il 9....pare sia un secondo livello e pare sia,UDITE UDITE,CHE STRANA LA VITA,testimone oculare aziendale contro il compagno Gennaro Piccolo.......
Sono piu' che d'accordo con te SENDERO LUMINOSO.....STIAMO ASPETTANDOA NCORA QUESTE INIZIATIVE IN DIFESA DEL COMPAGNO GENNARO DI NAPOLI.PAROLE PAROLE PAROLE.........VOGLIAMO I FATTI!!
BASTA CON LE PAROLE
Anonimo ha detto...
"Inoltre, nell’esprimere la piena solidarietà di tutta le Filt – Cgil al delegato e collega Piccolo Gennaro, l’attivo dà mandato alla Segreteria Nazionale di attivare tutte le iniziative sindacali, politiche e giudiziarie necessarie a risolvere il contrasto insorto a seguito dell’ingiusto licenziamento."..........visto che stiamo in argomento , da Napoli stiamo ancora aspettando le iniziative..............e a breve ci sara'l'incontro a Milano.....ancora tante bla,bla,bla,bla......
...colleghi ci rendiamo conto che con tanti pretesti spesso illeggittimi licenziano dipendenti dhl diretti e le stesse attivita'vengono affidate ai dipendenti delle coop o ad aziende esterne???????IL SINDACATO COSA STA FACENDO????PERCHE'NON SI OPPONE A QUESTA LOGICA??????mi rivolgo anche ai colleghi galoppini che cercano di mantenersi il posto "al fianco dei kapetti"la pacchia finira'prima o poi anche per voi,nel momento in cui il vostro kapetto cadra' in disgazia ,cosa aspettate....Ai sindacalisti che si uniranno prossimamente a Milano ritornate a fare il vostro compito ,difendete il nostro diritto al lavoro in una azienda che e' in attivo e smettetela di trastullarvi........
Il sindacato non si oppone a questa logica perchè è complice di quanto è accaduto, l'azienda ha demansionato e licenziato ed il sindacato ha guardato altrove volutamente, è dal 2003 che è iniziata la mattanza e non sono mai intervenuti hanno sempre ignorato i dipendenti bisognosi d’aiuto. Cosa pensate siano capaci di fare ora, possono solo continuare a servire il padrone, se volete che le cose cambino, bisogna farli dimettere, bisogna cambiare gli ingredienti di questa minestra. Cosa volete fare ???? quando andiamo alle loro fasulle riunioni, uniamoci e smascheriamoli, facciamo domande intelligenti ed esigiamo risposte, i signori sindacalisti crollano di fronte a queste cose. Unitevi non agite da soli ....unitevi.
Oggi mi è stato detto a fronte di una critica costruttiva rispetto ad un risultato da raggiungere " ricordati che sei un sopravvissuto e che a xx anni sei un sopravvissuto". Alla faccia dei 7 valori!
Beh, sarebbe interessante sapere a cosa sei sopravvissuto secondo il tuo capo.
forse intendeva che non ha fatto la fine dei dinosauri...ma tu cosa gli hai risposto?
Sarebbe veramente ora che la facessero finita con queste minacce piu' o meno velate.
Caro Collega sopravvissuto,
il tuo povero capo è sicuramente uno che ha una grande paura di lasciarci le penne, questo sicuramente è l'unico motivo per il quale ti ha definito sopravvissuto. Vedrai che lo spenneranno presto.
Fatti una bella risata e restituisci appena puoi il colpo al tuo misero capo, solo in questo modo diventano educati.
Ciao
Sono un sopravvissuto alle "epurazioni"; sono certa anch'io che ha una gran paura ma non ha importanza perchè la mia vita continua tra patemi d'animo e paura di fare un ictus. Cosa ho risposto? L'ho guardato con gli occhi di una persona mentre lui mi spiegava quanto questa organizzazione funziona bene ...
l'ictus magari facciamolo venire a
loro..e per chi volesse consolarsi, suggerisco un bel tour aziendale al customer service, dove viene monitorata la pausa, il collegamento al pc, quante volte si va in bagno e dulcis in fundo, quante chiamate si prendono.Al di sotto di un certo numero non si e' produttivi ( per non parlare dei controllori che girano per i banchi,come la maestra alle elementari). Mi dispiace molto di constatare che i rappresentanti sindacali ancora non hanno messo un freno a questa situazione. So che leggono il blog e mi piacerebbe leggere un loro commento.
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